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Tattica

di Gianbattista Tagliani

Il Governo Letta, grazie alla contemporaneita', alla sovrapposizione dei dibattiti sull'agibilita' politica di Silvio Berlusconi e sull'abolizione dell'IMU, scenario previsto seppur " diffusamente considerato" troppo estremo per esser verosimile, si trova, sul serio, sul "political cliff".
La confusione tra i due temi e' strumentalmente alimentata da tutti gli schieramenti, "come se si fosse gia' in campagna elettorale", si dice a palazzo.
La contrapposizione sull'IMU, come le varie fiducie nella saggezza del Presidente Napolitano, piu' "minacciate" che auspicate, sulla questione Berlusconi, sono quella cortina di fumo che più funzionale non puo' essere a chi fa tattica politica. 
Il ministro Delrio, il 23 Agosto scorso, ha confermato che non c'e' copertura per l'eliminazione definitiva e totale dell'IMU, gia' dal 2013.
Quesito: perche' le opzioni sono solo due? 
O si trova la copertura gia' dal 2013 o il provvedimento si cassa definitivamente. 
Maliziosamente verrebbe da pensare che nessuno sia disposto a perder tempo e/o correre rischi discutendo in CdM e in Parlamento su un provvedimento che non apporterebbe alcun beneficio elettorale a breve termine.
Si potrebbe lavorare su una progressiva eliminazione del tributo, come terza opzione, puntando, ad esempio, sul verosimile maggior gettito fiscale derivante dalla ripresa economica e dall'aumento della produttivita', frutto dei provvedimenti mirati del Governo Letta. 
Ma forse la ripresa economica e' troppo poco "verosimile" per esser fondamento di una scommessa, che scommessa non puo' essere.
Prendendo per buone le previsioni di crescita, a partire dalla fine di quest'anno, sarebbe logico e consequenziale mettere in conto che se si produce di piu' si contribuisce di piu'..
La questione agibilita' politica di Berlusconi, invece, la madre di tutte le questioni, e' una delle piu' efficaci e brillanti rappresentazioni contemporanee dell'italianita'. 
Sintetizzando (e controvoglia, generalizzando) le posizioni sono due: il centrodestra e' compatto nel sostenere che chi e' stato votato da milioni di persone ed ha la totale fiducia dei propri parlamentari non puo' essere escluso dal proscenio politico per una sentenza emessa da una magistratura di dubbia imparzialita'. Gli altri invece ripetono, con ragione, ma come fosse una litania, che le sentenze vanno rispettate, punto.
Raffinatissimi giuristi, ormai da settimane, non fanno che duellare su interpretazioni e contestualizzaioni della fattispecie, prevedendo, come di italico costume, scenari che piu' diversi tra di loro non potrebbero essere.
I moderati prendono tempo, i falchi minacciano e gli avversari borbottano slogan.
L'applicabilita' della legge Severino e il voto della giunta per le elezioni sono sostanzialmente irrilevanti se si considera che la Corte d'Appello si deve ancora pronunciare sulla pena accessoria dell'interdizione dai pubblici uffici. Chi e' interdetto perde il diritto di elettorato passivo ed attivo. 
Non esistono vie d'uscita o paracadute ad hoc che poi non abbiano effetti potenzialmente devastanti per l'esistenza stessa dello Stato Italiano. Ipotizzare forzature significa ipotizzare che giocando con i tempi e le procedure amministrative si accetta il rischio che, se tutto andasse storto, Sansone si porterebbe appresso non solo i Filistei ma anche gli italiani. 
Ma anche in questo caso e' legittima una maliziosa lettura sociologica dei fatti. 
Chiederei al popolo italiano, tutto, cosa penserebbe se la condanna di Silvio Berlusconi, invece che per evasione fiscale fosse per strupo, omicidio o altro di analogo. 
Chi oggi cosi' si dichiara, sarebbe comunque altrettanto possibilista o "perdonista"?
Non credo.
E' proprio quest'ipotesi che mi induce a sospettare che, in fin dei conti, per gli italiani, l'evasione o l'elusione fiscale, non siano reati "sufficientemente" gravi e rilevanti da comportare conseguenze come l'inaccessibilita' politica. Scopro l'acqua calda senza dubbio. Ma mi soffermo sul punto perche' e' proprio quest'acqua calda il vulnus giuridico e culturale italiano. E' questo presupposto mentale che e' tragicamente  allarmante oltre che urgente.
Il "tipo italico" ha una naturale propensione a tifare acriticamente, a militare, quando la cosa non lo riguarda. Poi pero' ha un'altrettanto naturale propensione alla contestualizzazione e relativizzazione, quando la cosa lo riguarda personalmente.    

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