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Responsabilità e libertà d'informare

di Gianbattista Tagliani
Scoop.it

Sono ormai settimane che un pensiero è arrivato quasi a tormentarmi. Come si può rendere l'informazione credibile, distinguerla dalla comunicazione e soprattutto dalla propaganda (che contestualizzata, vista la permanente assenza di proposte e/o messaggi, è diventata piuttosto diffamazione). 
Quest'ultimo anno solare e' stato forse il più denso di spunti e casi, degli ultimi 50 anni. Prima gli scandali inglesi di News Corp e BBC, poi quelli globali di Assange e Snowden. Al contempo è definitivamente esploso il sistema dei social media. In Italia abbiamo vissuto l'autunno/inverno accompagnati dal caso Sallusti e l'estate dal battibecco minaccioso tra il presidente di Cassazione Esposito ed il direttore del Mattino di Napoli Antonio Manzo.
Cosa unisce questi episodi? 
Il dubbio.
Il dubbio sull'applicazione dei principi deontologici del giornalismo nei casi inglesi, il dubbio sull'affidabilita' delle fonti nelle due spy story americane, il dubbio sulla verita' di una notizia pubblicata nei casi nostrani.
Questo dubbio, nelle sue diverse declinazioni porta ad una certezza: l'informazione ha perso credibilita' e paradossalmente, pur vivendo nel cuore della societa' dell'informazione, questa e' diventata indefinibile.
Ho gia' scritto di questo tema nel febbraio scorso e ripetermi con gli stessi argomenti sarebbe noioso ed inutile, ma un richiamo all'attenzione del pubblico e' urgente. 
Da febbraio 2013 infatti non e' successo nulla, (solo l'Inghilterra ha rivisto le regole del settore).
Il più recente degli episodi citati e' pero' il piu' sgradevole e forse il piu' grave.
Un magistrato di cassazione accusa una testata di averlo intervistato senza autorizzazione, estrapolato e manipolato quanto dichiarato e addirittura di aver alterato l'audio. Il Mattino ha replicato pubblicando l'audio originale dell'intervista.
Cio' che risalta di più e' l'assordante silenzio dell'ODG (Ordine dei Giornalisti). Se avesse ragione il dottor Esposito Antonio Manzo andrebbe radiato e punito per un fatto di gravita' assoluta, nei confronti della magistratura e delle istituzioni nel loro insieme, ma soprattutto nei confronti dei lettori che alla stampa conferiscono un mandato delicatissimo , il mandato di raccogliere e diffondere la verita'.
Proprio in ragione di questo mandato, se tradito, un giornalista puo' essere accusato di diffamazione e punito.
Se avesse ragione il dottor Manzo, al di la' di quanto determinera' l'autonomia del CSM, non sono previste  conseguenze alcune in capo al presidente Esposito perchè lui, non essendo giornalista, non ha ricevuto alcun mandato. 
Questo rende tutti i non giornalisti, irresponsabili di qualsiasi cosa dicano a mezzo stampa?
L'ODG ha animatamente difeso l'integrita' e la professionalita' dei giornalisti nel caso Sallusti, e lo ha fatto giustamente, ma ora che un magistrato insinua qualcosa di ancora più grave, tace.
Appartenendo alla categoria ho particolarmente a cuore che se tiro fuori il tesserino non mi si guardi come un bugiardo infame. Al dottor Esposito andrebbe ricordato che ci sono sedi e strumenti adeguati, all'uopo previsti dalla legge per difendersi o accusare. Non mi è giunta notizia di querele al Mattino per diffamazione. Ragionando come i colleghi del Fatto Quotidiano ragionano frequentemente sulle piu' varie inchieste, se Esposito non querela e' perche' ha la coscienza sporca. Non e' certamente un elemento di prova in giudizio come erroneamente si usa credere, ma e' un dato senz'altro sufficiente a che l'ODG gonfi il petto d'orgoglio e difenda la categoria.
Magari realizzando un paradosso alla Guareschi: un giornale che minaccia querela per esser stato diffamato sulle sue stesse pagine!      

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