di Gianbattista Tagliani @gian2910
Ho avuto il privilegio di ascoltare le considerazioni, sulle operazioni Telecom, conclusa e Alitalia, in fase di svolgimento, da parte di una voce competente, esperta, colta oltre che personaggio di altissimo profilo in casi analoghi, ma ai tempi della Prima Repubblica.
Eccole.
Telecom Italia
"Dicono: gli spagnoli hanno comprato Telecom. NO. Telefonica e passata da una posizione di maggioranza relativa ad una posizione di maggioranza assoluta nella scatola Telco, che detiene la maggioranza relativa in Telecom. In altre parole sono sparite le banche nella scatola. L'operazione è tra privati, in una società non quotata e quindi nessuno deve metterci il becco."
Non credo sia necessario ricordare gli interventi, sul tema, di tutta la classe politica. Oltre a chiedere con veemenza che il governo riferisse in aula, leader politici e opinion leader hanno proposto interventi, suggerito correzioni, ipotizzato scenari qualora l'intervento pubblico fosse l'uno o l'altro.
"Un maggiore coinvolgimento di "uno del mestiere" nell'azionariato non può che essere utile a Telecom nella definizione di strategie e altro. (Fino ad ora che aiuto hanno dato le banche tranne che metterci ottusamente dei soldi?) Poichè più del 70 percento delle azioni Telecom sono sul mercato e quindi presumibilmente nelle mani di azionisti singoli e in gran parte italiani questi non possono che essere contenti di avere, in portafoglio, i titoli di una società che genera ricchezza e non è più una fabbrica di perdite. Dicono: la rete fissa è strategica e va scorporata. A parte che qualcuno poteva pensarci prima ma, chiamiamo le cose con il loro nome: se del caso la RETE FISSA VA COMPERATA (scorporata non vuol dire niente-e solo una modalità) ovviamente con soldi pubblici. Ma tra tutte le cose da fare in Italia e questa una priorità.?? Non credo."
Sarebbe legittimo a questo punto porsi una domanda: se si stanno cedendo ad investitori esteri i nostri asset strategici, come si trasformerebbe il ruolo ed il potere dello Stato Italiano su industria e finanza?
Alitalia
"Alitalia e una azienda fuori mercato da tempo immemorabile per cento motivi. Alcuni anni fa dopo l'ennesima crisi e ripianamento delle perdite con soldi dello Stato, Berlusconi chiamò 10 industriali di primo livello invitandoli a versare 100mln di euro, ciascuno per un totale di 1mld di euro. I più accorti, apparendo evidente che erano soldi buttati, cercarono di sfilarsi riducendo l'obolo o rifiutandosi proprio di versalo.
Vi fu qualcuno (tra i minori e meno conosciuti) che invece si fece avanti confidando di entrare, così, nelle grazie del Premier e sperare di ricavarne delle contropartite su altri tavoli.
A conti fatti (e soldi perduti) o ci sono state delle contropartite occulte , sempre a carico dello Stato, oppure Berlusconi ha tirato un memorabile pacco a tutti questi . In tutti e due i casi è una porcheria. I PDL dicono che era una operazione di bandiera. si ma le operazioni di bandiera si fanno quando si possono fare, non quando non si dispone delle risorse necessarie, condizione attuale dello Stato.
Veniamo a oggi.
Una azienda in cronica perdita non può essere venduta ma va regalata probabilmente con cospicua dote. E cosi che finirà. Dato che va regalata almeno si scelga il destinatario giusto. AirFrance non lo è.
Perché ha molti degli stessi guai che affliggono Alitalia (perdite, 2800 esuberi , etc) e perché non potrà fare altro che utilizzare il mercato italiano come federaggio a Parigi trasformando la compagnia in un vettore regionale di scarsa rilevanza.
Due zoppi non fanno uno che cammina diritto.
Diverso sarebbe regalarla con dote a un vettore asiatico sano che voglia entrare nel mercato europeo con un sotto hub a Milano nel cuore dell'Europa.
La sede di Roma va comunque chiusa perché decentrata e con costi del personale fuori mercato (do you know Easyjet?), ma almeno si creerebbero posti di lavoro a costi competitivi nel nord."
Forse non ci si è rivolti ad un vettore asiatico per la ben nota e diffusa preoccupazione che uno "straniero", che viene da lontano, e non un cugino d'oltralpe, che comunque è uno "straniero", possa sottrarci risorse e potere.
E' questo il "senso" dell'Unione Europea?
Ho avuto il privilegio di ascoltare le considerazioni, sulle operazioni Telecom, conclusa e Alitalia, in fase di svolgimento, da parte di una voce competente, esperta, colta oltre che personaggio di altissimo profilo in casi analoghi, ma ai tempi della Prima Repubblica.
Eccole.
Telecom Italia
"Dicono: gli spagnoli hanno comprato Telecom. NO. Telefonica e passata da una posizione di maggioranza relativa ad una posizione di maggioranza assoluta nella scatola Telco, che detiene la maggioranza relativa in Telecom. In altre parole sono sparite le banche nella scatola. L'operazione è tra privati, in una società non quotata e quindi nessuno deve metterci il becco."
Non credo sia necessario ricordare gli interventi, sul tema, di tutta la classe politica. Oltre a chiedere con veemenza che il governo riferisse in aula, leader politici e opinion leader hanno proposto interventi, suggerito correzioni, ipotizzato scenari qualora l'intervento pubblico fosse l'uno o l'altro.
"Un maggiore coinvolgimento di "uno del mestiere" nell'azionariato non può che essere utile a Telecom nella definizione di strategie e altro. (Fino ad ora che aiuto hanno dato le banche tranne che metterci ottusamente dei soldi?) Poichè più del 70 percento delle azioni Telecom sono sul mercato e quindi presumibilmente nelle mani di azionisti singoli e in gran parte italiani questi non possono che essere contenti di avere, in portafoglio, i titoli di una società che genera ricchezza e non è più una fabbrica di perdite. Dicono: la rete fissa è strategica e va scorporata. A parte che qualcuno poteva pensarci prima ma, chiamiamo le cose con il loro nome: se del caso la RETE FISSA VA COMPERATA (scorporata non vuol dire niente-e solo una modalità) ovviamente con soldi pubblici. Ma tra tutte le cose da fare in Italia e questa una priorità.?? Non credo."
Sarebbe legittimo a questo punto porsi una domanda: se si stanno cedendo ad investitori esteri i nostri asset strategici, come si trasformerebbe il ruolo ed il potere dello Stato Italiano su industria e finanza?
Alitalia
"Alitalia e una azienda fuori mercato da tempo immemorabile per cento motivi. Alcuni anni fa dopo l'ennesima crisi e ripianamento delle perdite con soldi dello Stato, Berlusconi chiamò 10 industriali di primo livello invitandoli a versare 100mln di euro, ciascuno per un totale di 1mld di euro. I più accorti, apparendo evidente che erano soldi buttati, cercarono di sfilarsi riducendo l'obolo o rifiutandosi proprio di versalo.
Vi fu qualcuno (tra i minori e meno conosciuti) che invece si fece avanti confidando di entrare, così, nelle grazie del Premier e sperare di ricavarne delle contropartite su altri tavoli.
A conti fatti (e soldi perduti) o ci sono state delle contropartite occulte , sempre a carico dello Stato, oppure Berlusconi ha tirato un memorabile pacco a tutti questi . In tutti e due i casi è una porcheria. I PDL dicono che era una operazione di bandiera. si ma le operazioni di bandiera si fanno quando si possono fare, non quando non si dispone delle risorse necessarie, condizione attuale dello Stato.
Veniamo a oggi.
Una azienda in cronica perdita non può essere venduta ma va regalata probabilmente con cospicua dote. E cosi che finirà. Dato che va regalata almeno si scelga il destinatario giusto. AirFrance non lo è.
Perché ha molti degli stessi guai che affliggono Alitalia (perdite, 2800 esuberi , etc) e perché non potrà fare altro che utilizzare il mercato italiano come federaggio a Parigi trasformando la compagnia in un vettore regionale di scarsa rilevanza.
Due zoppi non fanno uno che cammina diritto.
Diverso sarebbe regalarla con dote a un vettore asiatico sano che voglia entrare nel mercato europeo con un sotto hub a Milano nel cuore dell'Europa.
La sede di Roma va comunque chiusa perché decentrata e con costi del personale fuori mercato (do you know Easyjet?), ma almeno si creerebbero posti di lavoro a costi competitivi nel nord."
Forse non ci si è rivolti ad un vettore asiatico per la ben nota e diffusa preoccupazione che uno "straniero", che viene da lontano, e non un cugino d'oltralpe, che comunque è uno "straniero", possa sottrarci risorse e potere.
E' questo il "senso" dell'Unione Europea?