E' dall’inizio dell’estate che è s’è ravvivato il dibattito
sulla rimodulazione dei piani d'incentivi alle fonti d'energia rinnovabili. I
media italiani (quasi solo quelli web based però) riportano il susseguirsi di
dichiarazioni o iniziative ma senza offrire una visione sistemica del tema.
Il 9 Luglio scorso il direttore dell'Agenzia Energetica
Internazionale (IEA), Maria van der Hoeven, commentando il rapporto
"Medium-Term Renewable Energy Market Report" ha annunciato che entro
3 anni le rinnovabili diventeranno la seconda fonte per la produzione di
energia elettrica, dopo il carbone. Ciò nonostante ha precisato che non tutti i
tipi di rinnovabili hanno ancora bisogno di un sostegno politico istituzionale
e che dunque sforzi e risorse non si distribuiscano più a pioggia come è stato
fatto finora ma con azioni mirate. Il sistema nel suo complesso, però, per
raggiungere l'obiettivo di diventare un mercato affidabile va rafforzato con
politiche a lungo termine che individuino e definiscano i confini di un modello
normativo specifico.
15 giorni dopo la Banca Europea per gli Investimenti (BEI)
ha compiuto un passo concreto nella direzione indicata dal direttore dell'IEA,
annunciando il taglio dei finanziamenti alle centrali a carbone. Un segnale
colto apparentemente anche dalla Banca Europea per la Ricostruzione e lo
Sviluppo (BERS) che ha annunciato la nuova strategia energetica che prevede la
concessione di finanziamenti al carbone solo ed esclusivamente in rare
circostanze.
Il WWF, per bocca del responsabile Clima ed Energia Maria
Grazia Midulla, plaude all’iniziativa BEI e sollecita la BERS perché si unisca
nello sforzo di accelerare il processo di sostituzione del carbone. Contestualmente il Commissario Europeo all’Energia Gunther Oettinger ha
rilanciato l’appello di Maria van der Hoeven sull’urgenza di politiche a lungo
termine che facilitino il raggiungimento degli obiettivi della politica energetica
comunitaria.
Le urgenze evidenziate sia dalla Commissione Europea che
dalla IEA rispondono all’esigenza strategica di non perdere posizioni rispetto
ai “rivali” americani e cinesi nella sfida economica, energetica ed ambientale
attuale e futura. Il 27 Agosto 2013 un
rapporto Bloomberg New Energy Finance ha previsto che la Cina entro il 2030
raddoppierà la propria capacità energetica e metà degli impianti sarà ad
energia rinnovabile. Si stima un ragguardevole investimento da parte di Pechino (€3.900 mld) , ma non di
meno fruttifero, tenuto conto che il piano cinese attrarrà investimenti esteri
per circa €1.500mld.
E in Italia? Qui veniamo alla ragione di questo
approfondimento.
Ricostruire cronologicamente il dibattito e le iniziative
legislative è funzionale ad una visione di insieme che permetta anche di
valutare l’azione di ciascun soggetto. E’ inutile, in questa sede, ricordare
quali siano le urgenze e le sfide attuali del governo italiano ma è
fondamentale monitorare l’iniziativa politica e valutare i provvedimenti
assunti.
Il 2 Settembre scorso il Ministro per le Attività
Produttive Flavio Zanonato è tornato sulla rimodulazione degli incentivi alle
rinnovabili annunciando la spalmatura su più anni del costo degli incentivi stessi
ricalcando il modello dei club calcistici in difficoltà che, pur di non perdere
una stella, propongono un prolungamento
del contratto per estendendo temporalmente l’ammortamento dei costi. E’ un
iniziativa a basso impatto, in prospettiva (essendo prevista la copertura dei
costi in 18 anni) ma ad alta redditività considerato che la spalmatura
permetterà lo sblocco immediato di circa €3mld da destinare a famiglie ed
imprese.
Questo è un segnale importante del Governo Letta che
rafforza il proprio impegno per il sostegno del processo di rinnovamento delle
fonti energetiche senza dimenticare quali siano le priorità.
L’importanza ma soprattutto l’efficacia di questa linea
politica è stata evidenziata anche dal Presidente della Commissione Ambiente
della Camera dei Deputati, Ermete Realacci, annunciando che il tra le 14 e le
16 del 16 Giugno 2013, per la prima volta nella storia, le fonti rinnovabili
hanno colmato l’intero fabbisogno energetico italiano e che dunque il prezzo
dell’energia elettrica, in quelle due ore è stato pari a 0.
La scorsa settimana però 9 multinazionali energetiche hanno
sottoscritto una proposta presentata al Parlamento Europeo dall’ad Eni Paolo Scaroni,
in cui si invoca il taglio dei sussidi alle rinnovabili perché costituiscono “aggravi
impropri che gravano per il 18% sulla
bolletta”. Scaroni criticando duramente la politica energetica europea ha
aggiunto che questa “non ha prodotto i risultati attesi”.
Nella proposta si
auspica che i costi che i consumatori devono sostenere corrispondano ai valori
di mercato e non siano invece un mezzo per finanziare altre politiche.
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