di Gianbattista Tagliani @gian2910
Il 23 ottobre 2002 a Mosca, un commando Ceceno ha fatto irruzione nel teatro Dubrovka e dopo un breve conflitto a fuoco ha sequestrato il pubblico presente in sala, 850 persone.
Dopo un assedio di due giorni e mezzo le forze speciali russe del Gruppo Alpha hanno immesso nel sistema di ventilazione del teatro un agente chimico tutt'ora sconosciuto e hanno liberato il teatro. I 40 componenti il commando sono stati uccisi nell'operazione e 130 sono state le vittime dei terroristi.
Il 4 Febbraio 2013 un blitz dell'FBI ha liberato Ethan il piccolo di 5 anni sequestrato sul suo scuola bus e tenuto prigioniero per 7 giorni in un bunker in Alabama da un veterano del Vietnam. Nel corso del blitz il sequestratore, Jimmy Lee Dykes è stato ucciso.
Sabato 21 Settembre 2013, Nairobi Kenya. Un commando di circa 17 persone, identificatosi come affiliato ad al-Shabab ha preso in ostaggio gli avventori del centro commerciale Westgate.
Il numero delle vittime non è ancora stato accertato. Poco più di 70 persone uccise stando alle fonti ufficiali a cui andrebbero aggiunte altre 137 persone stando a quanto diffuso via Twitter dai terroristi.
Tre casi uniti da un filo affatto sottile. La massiccia presenza dei media sul luogo ha inciso in modo non marginale sulle operazioni di salvataggio.
Il caso del piccolo Ethan è senza dubbio il più significativo. Come già detto, Jimmy Lee Dykes, il rapitore si è barricato assieme alla sua vittima, in un bunker sotterraneo.
Appena sentita la notizia d'impulso ho pensato: Dykes si è infilato in un vicolo cieco e un blitz per liberare Ethan non dovrebbe essere nè difficile nè rischioso. Poi seguendo la cronaca dei fatti in tv ho sentito un passaggio chiave; il rapitore, comunicando con l'esterno ha messo in guardia le autorità che, avendo lui modo di monitorare qualsiasi cosa accadesse fuori dal bunker, avendo diversi televisori sintonizzati sui canali all news USA, se avesse visto qualcosa di anomalo avrebbe ucciso l'ostaggio.
In quel momento mi sono chiesto: ma il diritto di cronaca e il diritto all'informazione quanto valgono, se per garantirli si mette in pericolo la vita di una persona?
Tenuto conto dell'incremento del numero di azioni violente che prevedono una partecipazione in tempo reale dei media, sarà un tema da dibattere velocemente per evitare che i rischi diventino effetti collaterali.
Il 23 ottobre 2002 a Mosca, un commando Ceceno ha fatto irruzione nel teatro Dubrovka e dopo un breve conflitto a fuoco ha sequestrato il pubblico presente in sala, 850 persone.
Dopo un assedio di due giorni e mezzo le forze speciali russe del Gruppo Alpha hanno immesso nel sistema di ventilazione del teatro un agente chimico tutt'ora sconosciuto e hanno liberato il teatro. I 40 componenti il commando sono stati uccisi nell'operazione e 130 sono state le vittime dei terroristi.
Il 4 Febbraio 2013 un blitz dell'FBI ha liberato Ethan il piccolo di 5 anni sequestrato sul suo scuola bus e tenuto prigioniero per 7 giorni in un bunker in Alabama da un veterano del Vietnam. Nel corso del blitz il sequestratore, Jimmy Lee Dykes è stato ucciso.
Sabato 21 Settembre 2013, Nairobi Kenya. Un commando di circa 17 persone, identificatosi come affiliato ad al-Shabab ha preso in ostaggio gli avventori del centro commerciale Westgate.
Il numero delle vittime non è ancora stato accertato. Poco più di 70 persone uccise stando alle fonti ufficiali a cui andrebbero aggiunte altre 137 persone stando a quanto diffuso via Twitter dai terroristi.
Tre casi uniti da un filo affatto sottile. La massiccia presenza dei media sul luogo ha inciso in modo non marginale sulle operazioni di salvataggio.
Il caso del piccolo Ethan è senza dubbio il più significativo. Come già detto, Jimmy Lee Dykes, il rapitore si è barricato assieme alla sua vittima, in un bunker sotterraneo.
Appena sentita la notizia d'impulso ho pensato: Dykes si è infilato in un vicolo cieco e un blitz per liberare Ethan non dovrebbe essere nè difficile nè rischioso. Poi seguendo la cronaca dei fatti in tv ho sentito un passaggio chiave; il rapitore, comunicando con l'esterno ha messo in guardia le autorità che, avendo lui modo di monitorare qualsiasi cosa accadesse fuori dal bunker, avendo diversi televisori sintonizzati sui canali all news USA, se avesse visto qualcosa di anomalo avrebbe ucciso l'ostaggio.
In quel momento mi sono chiesto: ma il diritto di cronaca e il diritto all'informazione quanto valgono, se per garantirli si mette in pericolo la vita di una persona?
Tenuto conto dell'incremento del numero di azioni violente che prevedono una partecipazione in tempo reale dei media, sarà un tema da dibattere velocemente per evitare che i rischi diventino effetti collaterali.