Così Benedetto Croce descriveva il Partito liberale nei "Quaderni della critica".
La democrazia parlamentare aveva due elementi primari, la destra e la sinistra ed una chiave di volta sintetica, il centro.
La destra, espressione della nobiltà, ormai in declino, affiancata dall'altra borghesia intellettuale e/o industriale, la sinistra espressione del proletariato agrario o operaio.
La prima considerava il benessere sociale come il frutto dell'iniziativa dell'upper class, che aveva accesso alla migliore formazione ed ai primi scambi culturali, diffusi, con il resto del mondo. La seconda puntava a riformare il presupposto della destra, perché non c'è vero progresso, e dunque vero benessere, senza egualitarismo. Essendo poi l'individuo meno efficace della collettività, qualora l'individuo fallisse, la comunità/stato gli si sostituiva, garantendogli un dignitoso sostentamento.
Per Croce non c'è verità e giustizia, assoluti, ne nell'una ne nell'altra, ma verità e giustizia si compongono sia dell'una che dell'alta.
Oggi molto è cambiato rispetto ai tempi di Croce. La rivoluzione sociale ha avuto un'accelerazione radicale grazie alla globalizzazione e l'accesso delle masse alla formazione qualificata ed ai beni di consumo.
Eppure la democrazia parlamentare si compone sempre di due elementi primari e della loro sintesi.
La sorpresa sta nei presupposti delle istanze di destra e sinistra. Sembrerebbero essersi letteralmente ribaltati. I provvedimenti di progresso citati da Croce erano provvedimenti mirati a "riformare" le regole collettive, troppo restrittive per i ceti inferiori, che finivano per soffocare lo sviluppo. I provvedimenti conservatori al contrario, cercavano di proteggere l'ordine sociale costituito e la stabilità che ne conseguiva.
La sinistra chiedeva infrastrutture, mobilità nel mercato del lavoro e parità sociale.
La destra non aveva bisogno di infrastrutture, considerate poi una minaccia più che un'opportunità per il proprio benessere e mostrava una certa refrattarietà al concetto di mobilità nel lavoro perché la borghesia medio alta aveva auto regolamentato le dinamiche del lavoro secondo un principio di ereditarietà delle competenze e delle "posizioni" conquistate.
Oggi?
La sinistra sembra contraria a qualsiasi piano di sviluppo infrastrutturale (TAV, Rigassificatori, Ponte sullo Stretto, sviluppo di porti ed aeroporti, grandi arterie stradali ecc), sembra quasi sorda ad ogni progetto di mobilità sul lavoro (per difendere quanto conquistato dalle generazioni precedenti!!!!), ed ha finito per rafforzare il modello a caste, ben poco egualitario, contrapponendo padroni e lavoratori, crumiri e manifestanti, politica e società civile e via dicendo.
La destra invece spinge per la costruzione di mega infrastrutture, talvolta anche di dubbia utilità e ha fatto della mobilità sul lavoro la propria bandiera.
Eppure riflettendo bene si può sostenere altrettanto che non sia cambiato nulla.
La politica di questo si occupa e si dovrebbe occupare. Una seria e serena revisione dei presupposti di destra e sinistra faciliterebbe senz'altro l'evoluzione della "chiave di volta sintetica" che dovrà sostenere la struttura socio, politico ed economica dei prossimi decenni.
di Gianbattista Tagliani
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