di Gianbattista Tagliani
Il 27 gennaio scorso ho scritto della storia di Artur Baptista Da Silva. Era la
storia di un qualsiasi membro della cosiddetta società civile che s’è
reinventato autorevole consulente delle Nazioni Unite, esperto stratega,
risolutore di crisi. Il signor Da Silva però non era che un pregiudicato per
reati della stessa natura: millantato credito. La “notizia” però era che il
sedicente consulente ONU era riuscito ad accreditarsi nel mondo
dell’informazione, solo, perché nessuno, Reuters inclusa, s’era preso la briga
di fare quello che in gergo si chiama “background check” della persona.
Questo episodio è però solo l’ultimo di un elenco piuttosto corposo di casi di falsa, non verificata, fraudolenta o strumentale informazione. L’Inghilterra, diffusamente ritenuta la patria della libertà d’informazione, nonostante la libertà di stampa sia stata concessa solo nel 1662 con la restaurazione della monarchia, è stata sorprendentemente il luogo prediletto per compiere il misfatto.
Tornando all’oggi, l’Inghilterra ha dibattuto di frequente sull’opportunità o meno di regolamentare il settore, aggiornandolo ai tempi. Nel 2004 in seguito ad uno scandalo su delle fotografie pubblica sul Daily Mirror, dimostratesi poi false, s’è dimesso il direttore responsabile.
Nell’estate 2011 lo scandalo spionaggio, intercettazioni e pedinamenti che ha coinvolto News of the World ha portato alla chiusura di una delle testate più autorevoli e seguite del paese. Nel 2012 ancora uno scandalo ma stavolta, oggetto delle accuse è la BBC. Le dimissioni del direttore Entwistle non hanno però stemperato le polemiche. Se addirittura la BBC viene accusata di insabbiare notizie vere (la mancata messa in onda del documentario su Jimmy Savile storica voce radiofonica accusata di pedofilia) e di costruirne di artificiose (il caso delle false accuse sempre di pedofilia mosse a Lord McAlpine), è senza dubbio urgente ridiscutere delle regole dell’informazione.
E’ stata avviata un’inchiesta coordinata da Lord Justice Leveson (omen nomen). Il risultato? Un accordo sull’istituzione di un organismo indipendente garante dell’applicazione delle nuove regole. Il mondo web è già in fermento. Si temono effetti penalizzanti il mondo dei bloggers e del citizenship journalism. Qui trovate una sintesi della nuova disciplina UK.
Questo episodio è però solo l’ultimo di un elenco piuttosto corposo di casi di falsa, non verificata, fraudolenta o strumentale informazione. L’Inghilterra, diffusamente ritenuta la patria della libertà d’informazione, nonostante la libertà di stampa sia stata concessa solo nel 1662 con la restaurazione della monarchia, è stata sorprendentemente il luogo prediletto per compiere il misfatto.
Tornando all’oggi, l’Inghilterra ha dibattuto di frequente sull’opportunità o meno di regolamentare il settore, aggiornandolo ai tempi. Nel 2004 in seguito ad uno scandalo su delle fotografie pubblica sul Daily Mirror, dimostratesi poi false, s’è dimesso il direttore responsabile.
Nell’estate 2011 lo scandalo spionaggio, intercettazioni e pedinamenti che ha coinvolto News of the World ha portato alla chiusura di una delle testate più autorevoli e seguite del paese. Nel 2012 ancora uno scandalo ma stavolta, oggetto delle accuse è la BBC. Le dimissioni del direttore Entwistle non hanno però stemperato le polemiche. Se addirittura la BBC viene accusata di insabbiare notizie vere (la mancata messa in onda del documentario su Jimmy Savile storica voce radiofonica accusata di pedofilia) e di costruirne di artificiose (il caso delle false accuse sempre di pedofilia mosse a Lord McAlpine), è senza dubbio urgente ridiscutere delle regole dell’informazione.
E’ stata avviata un’inchiesta coordinata da Lord Justice Leveson (omen nomen). Il risultato? Un accordo sull’istituzione di un organismo indipendente garante dell’applicazione delle nuove regole. Il mondo web è già in fermento. Si temono effetti penalizzanti il mondo dei bloggers e del citizenship journalism. Qui trovate una sintesi della nuova disciplina UK.
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