di Gianbattista Tagliani
Fra poco meno di due settimane si aprirà ufficialmente la campagna elettorale per le politiche 2013.
Leader e partiti sono impegnati a preparare liste, coalizioni,
apparentamenti. Ma non sono i soli ad esser colti da iperattività e frenesie.
Il mondo dell’informazione o della comunicazione, in senso più lato, sono
forse, se possibile, ancor più attivi.
Il 17 dicembre scorso Il Foglio, a firma di Giulio Meotti, ha pubblicato un interessante analisi sulla nuovo composizione del parlamento israeliano, la Knesset. L’articolo, ricostruendo la storia del giovane stato, sottolineava un importante fattore di novità in vista della tornata elettorale del 22 Gennaio. Per la prima volta non saranno ex militari a popolare l’aula, ma giornalisti, opinion leader e celebrità del sistema mediatico.
Il ruolo ed il peso strategico di Israele può rappresentare uno spunto più che intrigante per cercare di rappresentare le novità nello scenario politico/informativo internazionale. Tanto più che anche in Italia si registra un fenomeno analogo. Ad oggi sembra che tra i prossimi eletti di Camera e Senato ci saranno ben più giornalisti che in passato. L’ex vice direttore del Corsera Massimo Mucchetti, l’editorialista Beppe Severgnini, l’ex direttore del Tempo Mario Sechi, l’ex direttore di Rai News 24 Corradino Mineo, sono alcune delle firme prestigiose che hanno lasciato la scrivania puntando allo scranno.
Questi dati se letti con il filtro dell’attuale processo di riassetto dei partiti potrebbero indurre facili maliziosi commenti da antipolitica: generalizzando, gli editori sono grandi gruppi bancari, fondi d’investimento o grossi investitori. Questi dopo aver soppiantato i politici alla guida delle nazioni, non potendo “eliminare” i parlamenti, hanno optato per collocare i propri uomini nelle stanze dei bottoni, tale da assicurarsi non solo l’applicazione delle indicazioni delle varie Troike , ma anche di influenzare pesantemente l’opinione pubblica, così da far ingoiare ai popoli la pillola amara, con un sorriso.
Non volendo cedere alla facile malizia fermiamoci ad una considerazione dettata dalla curiosità. Come sarà la campagna elettorale, una volta entrata nel vivo, viste queste novità.? Come cambieranno le domande dei giornalisti essendo cambiati gli interlocutori candidati e come cambieranno le risposte dei candidati quando si troveranno nelle vesti di coloro i quali erano usi “interrogare”?
Il 17 dicembre scorso Il Foglio, a firma di Giulio Meotti, ha pubblicato un interessante analisi sulla nuovo composizione del parlamento israeliano, la Knesset. L’articolo, ricostruendo la storia del giovane stato, sottolineava un importante fattore di novità in vista della tornata elettorale del 22 Gennaio. Per la prima volta non saranno ex militari a popolare l’aula, ma giornalisti, opinion leader e celebrità del sistema mediatico.
Il ruolo ed il peso strategico di Israele può rappresentare uno spunto più che intrigante per cercare di rappresentare le novità nello scenario politico/informativo internazionale. Tanto più che anche in Italia si registra un fenomeno analogo. Ad oggi sembra che tra i prossimi eletti di Camera e Senato ci saranno ben più giornalisti che in passato. L’ex vice direttore del Corsera Massimo Mucchetti, l’editorialista Beppe Severgnini, l’ex direttore del Tempo Mario Sechi, l’ex direttore di Rai News 24 Corradino Mineo, sono alcune delle firme prestigiose che hanno lasciato la scrivania puntando allo scranno.
Questi dati se letti con il filtro dell’attuale processo di riassetto dei partiti potrebbero indurre facili maliziosi commenti da antipolitica: generalizzando, gli editori sono grandi gruppi bancari, fondi d’investimento o grossi investitori. Questi dopo aver soppiantato i politici alla guida delle nazioni, non potendo “eliminare” i parlamenti, hanno optato per collocare i propri uomini nelle stanze dei bottoni, tale da assicurarsi non solo l’applicazione delle indicazioni delle varie Troike , ma anche di influenzare pesantemente l’opinione pubblica, così da far ingoiare ai popoli la pillola amara, con un sorriso.
Non volendo cedere alla facile malizia fermiamoci ad una considerazione dettata dalla curiosità. Come sarà la campagna elettorale, una volta entrata nel vivo, viste queste novità.? Come cambieranno le domande dei giornalisti essendo cambiati gli interlocutori candidati e come cambieranno le risposte dei candidati quando si troveranno nelle vesti di coloro i quali erano usi “interrogare”?
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